San Mauro la Bruca

Il piccolo Comune di San Mauro La Bruca, che comprende anche la frazione di San Nazario, sorge alle pendici di una verdeggiante collina, cui fanno da cornice boschi secolari di castagni e di ulivi. Il toponimo deriva dal nome del Santo Protettore San Mauro, e dal nome del corso d’acqua, detto la Bruca, che nasce alle falde del Gelbison. L’ipotesi storica più accreditata vuole che il primitivo nucleo abitativo sia sorto intorno alla chiesa intitolata proprio a San Mauro, gestita dai monaci benedettini. Nel 1104 la chiesa fu donata alla Badia di Cava e, qualche secolo dopo, come è attestato in un documento del 1279, ebbe inizio la dipendenza di San Mauro dal Sovrano Ordine di Malta che perdurò fino al XVIII sec. Molto probabilmente furono proprio i Cavalieri di Malta a introdurre il culto di Sant’Eufemia, e a costruire l’antica chiesa parrocchiale in onore della Santa Martire di Calcedonia. In seguito, verso la metà dell’800, il cav. Teodoro de Cusatis fece ingrandire la Chiesa trasformandone le strutture architettoniche originarie: completati i lavori, l’inaugurazione si tenne nel 1885. Dal 1811 al 1860 San Mauro ha fatto parte del circondario di Pisciotta, appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia ha fatto parte del mandamento di Pisciotta, appartenente al Circondario di Vallo della Lucania.
La località San Nazario deve il suo nome al martire vissuto nel III secolo d. C., che subì il martirio durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano. Il culto del Santo fu portato nel luogo dai monaci benedettini, che ricostruirono un cenobio bizantino tra il 1058 e il 1078. Nei secoli successivi San Nazario fu feudo baronale e seguì le sorti delle lotte dinastiche del Regno di Napoli. Ancora oggi è possibile ammirare i resti visibili dell’abbazia, la chiesa intitolata al Santo, con all’interno i quadri su tela che ne raccontano la vita, la piccola chiesa di Santa Croce (provvista ancora dell’abside basiliana, quale testimonianza della sua origine), l’antico mulino, il frantoio, il portone dell’edificio baronale. Il piccolo centro abitato è tuttora luogo di tranquillità raccolta, perfettamente inserito nella natura sovrana del Parco Nazionale del Cilento.

Il piccolo Comune di San Mauro La Bruca, che comprende anche la frazione di San Nazario, sorge alle pendici di una verdeggiante collina, cui fanno da cornice boschi secolari di castagni e di ulivi. Il toponimo deriva dal nome del Santo Protettore San Mauro, e dal nome del corso d’acqua, detto la Bruca, che nasce alle falde del Gelbison. L’ipotesi storica più accreditata vuole che il primitivo nucleo abitativo sia sorto intorno alla chiesa intitolata proprio a San Mauro, gestita dai monaci benedettini. Nel 1104 la chiesa fu donata alla Badia di Cava e, qualche secolo dopo, come è attestato in un documento del 1279, ebbe inizio la dipendenza di San Mauro dal Sovrano Ordine di Malta che perdurò fino al XVIII sec. Molto probabilmente furono proprio i Cavalieri di Malta a introdurre il culto di Sant’Eufemia, e a costruire l’antica chiesa parrocchiale in onore della Santa Martire di Calcedonia. In seguito, verso la metà dell’800, il cav. Teodoro de Cusatis fece ingrandire la Chiesa trasformandone le strutture architettoniche originarie: completati i lavori, l’inaugurazione si tenne nel 1885. Dal 1811 al 1860 San Mauro ha fatto parte del circondario di Pisciotta, appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia ha fatto parte del mandamento di Pisciotta, appartenente al Circondario di Vallo della Lucania.
La località San Nazario deve il suo nome al martire vissuto nel III secolo d. C., che subì il martirio durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano. Il culto del Santo fu portato nel luogo dai monaci benedettini, che ricostruirono un cenobio bizantino tra il 1058 e il 1078. Nei secoli successivi San Nazario fu feudo baronale e seguì le sorti delle lotte dinastiche del Regno di Napoli. Ancora oggi è possibile ammirare i resti visibili dell’abbazia, la chiesa intitolata al Santo, con all’interno i quadri su tela che ne raccontano la vita, la piccola chiesa di Santa Croce (provvista ancora dell’abside basiliana, quale testimonianza della sua origine), l’antico mulino, il frantoio, il portone dell’edificio baronale. Il piccolo centro abitato è tuttora luogo di tranquillità raccolta, perfettamente inserito nella natura sovrana del Parco Nazionale del Cilento.

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