Sacco

In origine Sacco sorgeva ai pedi del Monte Motola, presso il fiume Sammaro, luogo accessibile solo da due Gole, i suoi abitanti si spostarono, successivamente, in un luogo più aperto.
Troviamo una prima citazione di Sacco nei registri angioini del 1269, quando il suo feudatario Nicola di Sacco ricevette l’ordine di inviare in Romagna la quinta parte dei suoi militi.
Nel 1294,, Carlo D’Angiò,, concesse agli abitanti di Sacco di non pagare le imposte per i gravi danni subiti nella guerra angioino-aragonese.
Successivamente il piccolo centro passò nelle mani dei Sanseverino, conti di Capaccio, sotto il cui controllo rimase fino alla seconda metà del ‘400.
Poi Sacco fu feudo degli Ariamone e, dal 1560, appartenne a Giannantonio Capace. Nel 1607 l’attuale signore Fabrizio Lanario lo vendette a Pasquale Caputo per 16.000 ducati.
Per 17.000 ducati fu poi ceduto a Vincenzo Carafa e, in seguito, acquistato nel 1613 da Giovan Francesco de Juliis, che lo cedette poi a Scipione Villano.
Il 15 novembre 1790 il primogenito del Villano divenne duca di Roscigno e signore di Sacco. Siccome non ci furono più eredi di questa famiglia, il feudo passò ad Albito-Carafa ma, nel 1853, anche questa famiglia si estinse con la morte della sua ultima erede.
Il Sammaro è uno dei principali subaffluenti del Calore Salernitano. Partendo da Sacco e scendendo per una strada sterrata si può raggiungere la riva sinistra del fiume e ammirare l’impetuosità delle sue acque che andranno a confluire prima nel Ripiti, poi nel Fasanella ed infine nel Calore, sotto Castel S. Lorenzo.



Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore

In origine Sacco sorgeva ai pedi del Monte Motola, presso il fiume Sammaro, luogo accessibile solo da due Gole, i suoi abitanti si spostarono, successivamente, in un luogo più aperto.
Troviamo una prima citazione di Sacco nei registri angioini del 1269, quando il suo feudatario Nicola di Sacco ricevette l’ordine di inviare in Romagna la quinta parte dei suoi militi.
Nel 1294,, Carlo D’Angiò,, concesse agli abitanti di Sacco di non pagare le imposte per i gravi danni subiti nella guerra angioino-aragonese.
Successivamente il piccolo centro passò nelle mani dei Sanseverino, conti di Capaccio, sotto il cui controllo rimase fino alla seconda metà del ‘400.
Poi Sacco fu feudo degli Ariamone e, dal 1560, appartenne a Giannantonio Capace. Nel 1607 l’attuale signore Fabrizio Lanario lo vendette a Pasquale Caputo per 16.000 ducati.
Per 17.000 ducati fu poi ceduto a Vincenzo Carafa e, in seguito, acquistato nel 1613 da Giovan Francesco de Juliis, che lo cedette poi a Scipione Villano.
Il 15 novembre 1790 il primogenito del Villano divenne duca di Roscigno e signore di Sacco. Siccome non ci furono più eredi di questa famiglia, il feudo passò ad Albito-Carafa ma, nel 1853, anche questa famiglia si estinse con la morte della sua ultima erede.
Il Sammaro è uno dei principali subaffluenti del Calore Salernitano. Partendo da Sacco e scendendo per una strada sterrata si può raggiungere la riva sinistra del fiume e ammirare l’impetuosità delle sue acque che andranno a confluire prima nel Ripiti, poi nel Fasanella ed infine nel Calore, sotto Castel S. Lorenzo.



Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore

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