Castelcivita

CASTELCIVITA
L’immagine che si ha di Castelcivita è quella di un caratteristico centro abitato che, dall’alto dei suoi 487 m, aggrappato com’è ad uno sperone di roccia in cui pittoresche case si inseguono tra rampe di scale e viuzze parallele, sembra dominare il corso del fiume Calore, che scorre sinuoso nella vasta piana del Sele. Meglio nota in passato con il nome di “Castelluccia”, assunse l’attuale denominazione quando il Decreto Regio del 1863 ne sancì l’unione con un antico villaggio scomparso, chiamato Civita. Nel XII sec. fu feudo dei Fasanella, dei Sanseverino, dei Capaccio, dei Pignatelli e degli Spinelli, ma fu anche sede di congiure e guerre tra le famiglie dei potentati che ne rivendicavano il possesso. Sul finire del XIII sec., quando erano in corso le rivolte dei Vespri Siciliani, gli abitanti di Castelcivita si opposero con forza all’avanzata delle truppe siculo-aragonesi. Ciò che fa di Castelcivita un centro d’interesse turistico è sicuramente il patrimonio architettonico e naturalistico di cui è gelosa custode. In un simile contesto trova linfa vitale il Museo della Civiltà contadina che raccoglie tradizioni e narra costumi di questo incantevole borgo. Nata nel 1992, la mostra di Castelcivita ha sede nella torre angioina e si sviluppa su quattro piani. Al primo piano sono esposti reperti preistorici del Paleolitico (punte, selci, etc.), provenienti dalle famose grotte di Castelcivita; al secondo piano è allestita la tipica cucina contadina del ‘700-‘800, con caminetto, sgabelli, suppellettili, stoviglie in terracotta, telai; al terzo piano è ospitata una ricchissima rassegna di aratri e di attrezzi per la semina, la raccolta, il trasporto e la trasformazione dei prodotti agricoli; al quarto piano, infine, è ricostruita la tipica camera da letto contadina, con letto in ferro battuto, comodino, tinozza in legno, il tutto arricchito da costumi e calzature (zampetti) d’epoca. L’attenzione del visitatore è richiamata anche da una pregevole raccolta di circa 1500 libri.

Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore

CASTELCIVITA
L’immagine che si ha di Castelcivita è quella di un caratteristico centro abitato che, dall’alto dei suoi 487 m, aggrappato com’è ad uno sperone di roccia in cui pittoresche case si inseguono tra rampe di scale e viuzze parallele, sembra dominare il corso del fiume Calore, che scorre sinuoso nella vasta piana del Sele. Meglio nota in passato con il nome di “Castelluccia”, assunse l’attuale denominazione quando il Decreto Regio del 1863 ne sancì l’unione con un antico villaggio scomparso, chiamato Civita. Nel XII sec. fu feudo dei Fasanella, dei Sanseverino, dei Capaccio, dei Pignatelli e degli Spinelli, ma fu anche sede di congiure e guerre tra le famiglie dei potentati che ne rivendicavano il possesso. Sul finire del XIII sec., quando erano in corso le rivolte dei Vespri Siciliani, gli abitanti di Castelcivita si opposero con forza all’avanzata delle truppe siculo-aragonesi. Ciò che fa di Castelcivita un centro d’interesse turistico è sicuramente il patrimonio architettonico e naturalistico di cui è gelosa custode. In un simile contesto trova linfa vitale il Museo della Civiltà contadina che raccoglie tradizioni e narra costumi di questo incantevole borgo. Nata nel 1992, la mostra di Castelcivita ha sede nella torre angioina e si sviluppa su quattro piani. Al primo piano sono esposti reperti preistorici del Paleolitico (punte, selci, etc.), provenienti dalle famose grotte di Castelcivita; al secondo piano è allestita la tipica cucina contadina del ‘700-‘800, con caminetto, sgabelli, suppellettili, stoviglie in terracotta, telai; al terzo piano è ospitata una ricchissima rassegna di aratri e di attrezzi per la semina, la raccolta, il trasporto e la trasformazione dei prodotti agricoli; al quarto piano, infine, è ricostruita la tipica camera da letto contadina, con letto in ferro battuto, comodino, tinozza in legno, il tutto arricchito da costumi e calzature (zampetti) d’epoca. L’attenzione del visitatore è richiamata anche da una pregevole raccolta di circa 1500 libri.

Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore

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